LA LETTURA RELIGIOSA E L’INTERPRETAZIONE NEL TEMPO
Terra di cultura e grandi scrittori, culla del movimento letterario della scuola siciliana sorto all’incirca tra il 1220 e il 1226. Sai di cosa si tratta? Te lo raccontiamo noi :)
Questo movimento nacque presso la corte dell’imperatore Federico II di Svevia e la poesia di questo periodo era caratterizzata dall’essere la prima produzione in volgare italico di cui oggi conserviamo, fortunatamente, un’ampia testimonianza.
I siciliani e i vari letterati presenti in corte per la stesura dei loro testi, si ispirarono principalmente alla lirica amorosa dei provenzali basata sulla forma dell’amor cortese.
I poeti scrissero raffinate liriche d’amore in lingua volgare siciliana ma quest’ultima fortemente influenzata dal provenzale e dal francese.
Nel corso del movimento letterario si avvertì però anche l’esigenza di un rinnovamento spirituale e di un ritorno alla fede autentica menzionata nel Vangelo.
Da qui nacque una nuova forma di poesia religiosa: la lauda.
Iniziano ad essere fondate ovunque confraternite sia laiche che religiose, accomunate tutte da tre dai principi cardini del cristianesimo primitivo ovvero: l’umiltà, la povertà e la fratellanza.
I nomi dei poeti che fecero parte della scuola siciliana ci sono giunti prevalentemente attraverso il manoscritto Vaticano Latino 3793, compilato da un copista toscano.
L'appellativo "Siciliani" non definiva tanto la provenienza geografica di questi poeti ma piuttosto la loro appartenenza alla corte siciliana di Federico II, infatti, non tutti i poeti provenivano dall’isola ma provenivano anche da luoghi come Puglia e Calabria o addirittura dal nord Italia.
La volontà degli scrittori era quella di raggiungere un pubblico il più ampio possibile e ciò era attuabile grazie al linguaggio semplice e di facile comprensione adottato; L’obiettivo era quello di un rinnovamento comunitario da cui si sarebbe potuto trarre maggiore giustizia sociale. Bisogna inoltre affermare che la lirica siciliana si distingueva dalle altre contemporanee per l’assenza di elementi scenici nelle rappresentazioni e di accompagnamenti musicali.
Nel 1266, alla morte di Manfredi di Sicilia, la scuola siciliana si sciolse, ciò a causa dei complotti e delle congiure avvenute negli anni precedenti nei confronti di Federico II di Svevia, il quale avrebbe potuto unificare la corona di Sicilia con quella di Germania, scelta che lo Stato Pontificio non avrebbe gradito molto poichè avrebbe voluto dire essere sotto il regime degli Hohenstaufen.
Nonostante il rapido tramonto del movimento letterario vi furono dei letterati toscani che decisero di perseguire la stessa linea poetica e intellettuale, più precisamente Guidone D’Arezzo e i suoi discepoli fondarono la cosiddetta scuola neo-siciliana che però era oramai prettamente caratterizzata da influenze e termini toscani.
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